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Le Origini del Coaching

Le Origini del Coaching

Le Origini

Il Coaching è un metodo (parola che deriva dai termini greci: “Meta” -Oltre e “Hodos” -Cammino) antichissimo.

Il Coaching nell’Antichità

Solo per fare alcuni richiami storici, tale metodologia trae origine dall’arte della Maieutica (conosciuta anche con il nome di “Arte della Levatrice” con la quale la partoriente e l’ostetrica collaborano insieme per dare alla luce una verità), utilizzata dal filosofo greco Socrate (470 -399 a.C.) per far “partorire” le idee ai propri allievi.

E’ famosa, a tale proposito, la massima di Socrate “so di non sapere”, partendo dall’assunto che nessuno può conoscere la verità e che la virtù non potesse essere pertanto insegnata.

La Maieutica si contrapponeva pertanto all’arte della Retorica (o “Arte del Parlare o dell’Eloquenza”), il cui massimo esponente fu l’oratore romano Cicerone (106-43 a.C.), in quanto non si basava sul parlare o insegnare, ma all’opposto traeva valenza nel domandare e nel prestare ascolto attivo verso l’interlocutore.

Ma, andando ancora più indietro nel tempo, e più precisamente al VI Secolo A.C., a coloro che, nell’antica Grecia, si recavano a Delfi per interrogare l’Oracolo, questi rispondeva loro con il seguente avvertimento:

“Ti avverto, chiunque tu sia. Oh, tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie nella tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei. Oh, uomo conosci te stesso e conoscerai l’universo degli Dei”

Questo monito, iscritto in una epigrafe del Tempio di Apollo a Delfi, era un chiaro ed esplicito invito ad “interrogare se stessi”, avviando una ricerca introspettiva, tesa a far affiorare le risposte alle proprie domande.

Il Coaching nell’Era Moderna

In epoca più recente, invece, si attribuisce la paternità del Coaching a due importanti personaggi di origine anglosassone: John Whitmore e Timothy Gallwey, considerati i padri fondatori del Coaching “moderno”.

Entrambi sportivi (il primo era corridore di auto sportive ed il secondo insegnante di tennis), hanno avuto il pregio di creare dei modelli ingegneristici per l’applicazione operativa del metodo del Coaching.

A “Sir” John Whitmore (1937-2017) si deve infatti la creazione del modello G.R.O.W. (Goal-Reality-Option-Will), che si basa su obiettivi (“Goal”), realtà (“Reality”), opzioni (“Option”) e volontà (“Will”) ed è usato come riferimento nell’attività di Coaching nella sua ultima versione “G.R.O.W. Expanded”.

A Timothy Gallwey (nato nel 1938 e tuttora vivente), invece, si deve la definizione di “Performance” (“P”) di un soggetto, che è data dal suo “potenziale” (“p”) al netto delle “interferenze” (“i”), che si originano nel suo gioco interiore (“inner game”) fra il “Sé pensante” (giudicante) e il “Sé agente” (istintivo). La formula che la rappresenta è la seguente: “P = p –i”. Le interferenze possono essere sia “interne” (esempio: mancanza di autostima, convinzioni limitanti, timore del giudizio, paura di fallire), sia “esterne” (esempio: mancanza di risorse, clima sfavorevole).

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